Specialista in Medicina Interna, con esperienza nei Pronto Soccorso e nei reparti di Medicina regionali, negli ultimi anni mi sono dedicata (e innamorata) del mondo delle Residenze per Anziani e, in particolare, dell’anziano fragile pluripatologico che – inserito in una RSA o a domicilio – merita una presa in carico seria, competente e onnicomprensiva di tutte le sue problematiche, dalle cardiovascolari ai deficit cognitivi.
Dopo l’innamoramento per l’Urgenza, dopo la delusione della Medicina, dopo la scoperta delle Residenze per Anziani, mi trovo a riflettere su cosa siamo noi internisti. Sicuramente siamo un po’idealisti, forse troppo. Ora che molti colleghi guardano dal buco della serratura per correggere quel piccolo elemento che non va, l’internista è colui che spalanca la porta e guarda l’insieme della stanza, e cerca di mettere tutto a posto. Purtroppo a volte, spesso con l’anziano fragile pluripatologico, mettere a posto non vuol dire guarire, non vuol dire salvare, ma significa sistemare, rasserenare, togliere il dolore. In questo contesto, continuando sempre a lavorare nelle Residenze per Anziani, vorrei però anche spalancare quella porta e vedere l’insieme della persona anziana e della sua famiglia, dando competenza, professionalità, ma anche supporto, consulto ed empatia. Come internisti, non possiamo limitarci a guardare dal buco della serratura, ma dobbiamo inserire la chiave corretta e aprire la porta.
