MAMMA MEDICO

Quando tuo figlio si ammala, non sei più un dottore, ma sei una mamma.

Tanto razionale durante le urgenze in ospedale, tanto irrazionale a casa tua. Saltano tutti i protocolli, le certezze, le rassicurazioni che tu stesso hai dato tante volte ai genitori ansiosi.

Guardi tua figlia. Ha il capo ciondolante, è mogia mogia, scotta in maniera inverosimile (eh si, perdi pure la terminologia medica).

La prima volta che mi è successo – con la piccola di soli sei mesi – sono quasi svenuta. Per fortuna che mia mamma mi ha preso la bimba dalle braccia perché altrimenti, oltre alla febbre, avrebbe avuto anche un trauma.

Cavolo, è solo febbre, dice la parte più razionale di te. Ma la parte emotiva soffoca quella debole voce. Una volta ripresa, guardo mia mamma con occhi interrogativi. Della serie: e ora? Cosa faccio? Ambulanza, la carico in auto e corro in ospedale …”. Mia mamma guarda sua nipote e poi guarda me: “allora la tachipirina?”

Rifletto. Tachipirina…nome conosciuto…già sentito…ops, si cavolo… Parte la ricerca disperata. Trovo delle gocce. La nonna scuote la testa: “Ma non vedi come sta? Ti sembra possa prendere delle gocce? Supposte, Nica, supposte. Terzo cassetto in basso a destra.”

Bene. Le prendo e gliele porto, correndo come in un caso di arresto cardio circolatorio. “Dammi qua” dice mia mamma, strappandomi la scatola di supposte dalle mani. “Faccio io”.

E lo fa. E ora? Ghiaccio? Diazepam per prevenire le convulsioni? E se non beve più, devo idratarla per via endovenosa?

È iniziata la seconda fase, in cui si riaffacciano le tue conoscenze mediche, ma solo per creare ancora più confusione.

Mia mamma mi guarda. Scuote il capo. Penso che veda andare in fumo tutti i soldi investiti per la mia laurea.

“Aspettiamo”

“Cosa? L’ambulanza? Ma allora devo chiamarla?”

“Aspettiamo e basta”.

Ok. Aspettiamo. Guardo la bimba, guardo la nonna, guardo l’orologio, guardo la scatola di supposte. Rileggo per l’ennesima volta se il dosaggio è quello corretto. Provo a mettere la mano sulla fronte della bimba, ma mia mamma me la colpisce con una sberla prima che riesca a farlo.

“Ma non vedi che dorme serena? Se la tocchi per l’ennesima volta rischi di svegliarla!”.

Riguardo la bimba. Effettivamente riposa tranquilla, il respiro è regolare, è rosea. Si ok, ma se poi non si sveglia? E il suo Glasgow? Dovrei scuoterla?

Mia mamma intuisce i miei pensieri e mi caccia fuori dalla cameretta chiudendo la porta.

Forse ora preferirebbe una figlia dentista: più ricca, più utile nel rapporto cure/costo e più giustificabile in questo contesto.

Passano due ore e la bimba si sveglia. Corro. Sta bene, è vivace ciuccia il latte a manetta e pure mi sorride. Miracolo.

“No” dice mia mamma “semplicemente febbre da probabile virosi”.

La guardo. Vorrei sprofondare. Nonna batte mamma dieci a zero.

Ora mi chiedo: che sia ancora in tempo per fare la dentista?

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