Cosa sta succedendo al nostro Servizio Sanitario Nazionale? Faccio fatica a comprenderlo: sento ovunque lamentele, disagi, disguidi.
Eppure vedo – e conosco personalmente- medici meravigliosi che si spendono, si sacrificano, lavorano extraorario, trattano ogni paziente come un proprio parente…ma li vedo anche tanto stanchi, demotivati, distrutti. Riescono a dare solo scampoli del proprio tempo per il colloquio, l’approfondimento, il lato umano, il dialogo con il parente.
Sono medici di grande empatia e pietas, ma queste componenti necessitano di tempo e di mente sgombra… mente che invece è occupata dal trovare un posto letto per l’ennesimo paziente da ricoverare, dal correre al successivo perché è un codice rosso, dal dimettere per liberare un posto letto che serve subito per quel povero paziente che attende già da ore e ore in pronto soccorso.
Il colloquio necessita tempo. Perfino le chiamate telefoniche necessitano tempo, specie con parenti preoccupati e che non sanno nulla da ore del proprio caro…sanno che è entrato in pronto soccorso per un dolore addominale, ma sono ancora in attesa di sapere se è una gastroenterite o un aneurisma dissecato.
In tutto questo c’entra anche il covid. Ormai sembra c’entrare sempre il covid. Limitando il contatto con i parenti, ha quasi contribuito a sopperire all’eseguità del personale. Prima i parenti entravano, vedevano, osservavano il lavoro, chiedevano e comprendevano…ora li divide ancora un muro, una cornetta telefonica… a volte un figlio comprende, l’altro no…ma causa covid mica possono entrare tutti, vero ? E il medico, con il poco tempo che ha, mica può tornare a spiegare tutto, no? Quindi il covid, da emergenza, è diventato quasi comoda scusante … ma l’etica deve sempre vincere si tutto.
È una endemia ormai, il vaccino ha ridotto in modo drastico il numero di casi gravi, quindi ditemi dove sta l’etica nel non far avvicinare i parenti a un paziente positivo che sta morendo? O nel far avvicinare qualche parente ai propri cari ricoverati solo a suon di tamponi e per tempi contingentati? Riapriamo gli ospedali.
Riapriamo gli ospedali…già…questo ci riporta al tema principale di questo post: che fine farà il nostro SSN? Dichiariamolo apertamente: grandi centri ospedalieri e sanità privata. I numeri ormai sono tutto: più casi tratti, migliore è l’esito. Scordiamoci i piccoli ospedali dove ti sentivi in famiglia, vicino a casa, dove tutti conoscevano tutti, dove accompagnavi il paziente in radiologia per discutere subito con il radiologo dell’esito, dove il medico di laboratorio ti chiamava per esporti un anomalia, dove il posto letto non era un problema.
Già, il posto letto. Meglio avere un occupazione del 150 percento dei posti letto, rispetto all’occupazione del 90 percento. Dal punto di vista economico sicuramente. Ma dal punto di vista del paziente, o del medico prontosoccorsista, alla ricerca disperata di dove collocare il paziente, sicuramente no. Nei piani alti, pensate, c’è la figura del “bed manager”, per razionalizzare i posti letti, per gestire la logistica, un po’ come quei grandi container nei porti… sposta qua, metti là … ma quando la coperta è corta o copri le spalle o copri i piedi. E chissà se il bed manager risponde alla chiamata del medico di pronto soccorso alle 3 di notte di sabato perché ha una serie di pazienti da ricoverare e i letti nei reparti tutti pieni?
Il famoso taglio dei posti letto. Se tagli senza cucire, ti ritrovi solo dei brandelli. E generi il famoso scontro tra le 2 categorie di medici più tartassate e in difficoltà (non le sole naturalmente): medici di pronto soccorso e medici di medicina generale. Questi ultimi anche ricovererebbe direttamente il paziente, in assenza di urgenze, nel reparto appropriato, ma sicuramente non ci sono posti letto liberi…anzi, detto tra noi, è complicato anche solo che qualcuno ti risponda al telefono nei grandi centri ospedalieri, e il MMG purtroppo non ha tempo per provare e riprovare a contattare uno specialista, oberato com’è dal lavoro sempre più insostenibile, gravato da burocrazia, certificazioni e chi più ne ha più ne metta. Forse il bed manager dovrebbe rispondere direttamente anche alle chiamate del medico di medicina generale e trovargli una soluzione, ma dubito funzioni così.
Oberati i medici di pronto soccorso, oberati i medici di medicina generale, oberati i medici dei reparti di medicina che entrano nel vortice del ricovera-dimetti che serve il letto … e non è che gli altri specialisti se la passino tanto meglio. Visite specialistiche una dopo l’altra, interventi di qualsiasi tipo uno dopo l’altro … ma le sale e il personale sono sempre quelli, si fa quello che si può, e poi c’è sempre l’urgenza dietro l’angolo che ti fa saltare la lista… e così, il povero paziente che si è prenotato l’intervento di cataratta da un anno, magari 80enne, è costretto ad attendere in sala d’attesa per 5 ore prima di essere operato, e forse dovrebbe pure sentirsi fortunato di non essere rimandato a data da destinarsi. E con chi sfoga la propria frustrazione? Con medici e infermieri di turno, che già lavorano al massimo per far andare avanti un sistema che traballa, subendone conseguenze in termini di qualità di vita, burn out, malattie da stress, oltre ad incrementare il proprio rischio di errore lavorativo (e di conseguenza rischiare denunce) perché il sovraccarico lavorativo ebbene sì, genera errori … siamo umani anche noi.
E dunque cosa fa il paziente che ha aspettato ore per una visita programmata e magari ha pure polemizzato con personale stanco e demotivato (che essendo umano, ogni tanto rischia anche di rispondergli a tono beccandosi un urp)? La volta successiva – se può permetterselo – va in un centro privato dove viene accolto da un ambiente fresco, rilassato, silenzioso o con qualche musichetta lounge, macchina del caffè gratuito a disposizione e tutti gentili e sorridenti.
E cosa fa il personale sanitario che combatte ogni giorno per mantenere il sistema ancora sostenibile e funzionale? Che corre più veloce di Sonic per tornare dalla propria famiglia a un orario decente? Che viene preso a male parole da pazienti spazientiti per un ritardo, per un colloquio troppo breve, per qualsiasi motivo? Magari quando è già alla quarta ora oltre il proprio orario? Lotta, resiste, mette in pratica la famosa resilienza che va tanto di moda… fino al punto di rottura, in cui decide di licenziarsi per andare in giro in barca a vela per il mondo (ogni riferimento non è puramente casuale, e la collega è un mio mito) , oppure vira verso la sanità privata.
Però l’utente che non può permettersi la sanità privata? Vorrei mettere l’emoticon dell’omino che apre le braccia, ma questo blog non lo permette. E così, immaginatevi. Apriamo le braccia e attendiamo tempi migliori.

Io credo fermamente nel nostro SSN, nei nostri ospedali, credo soprattutto nel personale sanitario che vi opera, credo nel sacrificio costante degli infermieri, credo che certi medici di medicina generale siano il top… ma vanno sostenuti, affiancati, supportati in termini di risorse e di spazi, di riposo e di qualità di vita. Altrimenti perderemo tutto.
“È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante” Antoine de Saint-Exupéry

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