Per me non è politica, è umanità.
Non voglio e non posso salvare il mondo, ma posso cercare di aiutare chi in questo momento è concretamente in difficoltà.
“Dov’era l’uomo?” si chiedeva Neruda.
E a quella domanda io vorrei essere degna di alzarmi in piedi e alzare la mano.
E di sicuro possono rispondere “Noi siamo qua”, dei colleghi medici della mia regione Friuli Venezia Giulia che hanno lanciato una petizione per accogliere i migranti chiusi in una nave sovraffollata, una vera e propria emergenza sanitaria che – come medici – abbiamo il dovere di aiutare a risolvere.
Non è politica, è umanità. Ed è anche rispetto di un giuramento che noi tutti abbiamo fatto e a cui dobbiamo fedeltà:
“…giuro:
di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento;
di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale…”
Bastano questi due paragrafi del giuramento per capire che non è una scelta politica, non è un dispetto, non è indisciplina, non è irrispettoso, non “è un fatto grave” … ma è semplicemente una scelta etica di rispetto che ci impone la nostra professione.
Forse non è neanche una scelta, ma un dovere.
Se volete informazioni sulla petizione, chiedete pure.
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